22 novembre, ore 20,00 alla Pubblica Assistenza arrivano alla spicciolata gruppi di persone per l’ultimo incontro del Salotto della Pubblica, stasera però oltre ad ascoltare vivranno insieme un’esperienza davvero speciale: Una cena al buio, letteralmente nell’oscurità più totale, organizzata insieme con l’Associazione Nazionale Ciechi, l’A.SE.DO. e Le Bollicine…
Il Presidente dell’Associazione dell’UNC, Massimo Vita, ci ha accolti ed accompagnati durante tutta la serata, dandoci, sin dall’aperitivo, preziosi consigli per affrontare quella che, ad uno sguardo superficiale, poteva sembrare un’esperienza esilarante e di facile fruibilità ,ma che invece per qualcuno sarebbe potuta essere sgradevole o addirittura intollerabile.
La serata ha avuto inizio con un aperitivo al lume di candela, pensato per permettere ai partecipanti di cominciare ad abituarsi alla penombra, evitando così di passare da una situazione di normale luminosità ad una di buio assoluto. Questo momento ci ha permesso di scambiarci dubbi e perplessità circa l’esperienza che ci apprestavamo a fare, ma anche di incoraggiarci a vicenda: avremmo, infatti avuto non solo l’assistenza di Massimo Vita, ma anche dei camerieri non-vedenti, che come poi avremmo sperimentato, ci hanno “servito” a tavola con grande maestria e gdcv entilezza .
I gruppi si sono accomodati, uno per volta, pronti per gustare il cibo, ma soprattutto l’esperienza che si prospettava davvero speciale.
Sapevamo, oltretutto, che nelle cucine della Pubblica Assistenza avrebbero aiutato nella preparazione alcuni ragazzi dell’associazione A.SE.DO. E Le Bollicine. Questo fattore è stato per molti di noi evocativo di emozioni particolari, ad esempio, un senso di fiducia e di gratitudine, verso chi ,in un momento per noi di grandissima dipendenza, si prendeva cura di noi, dall’inizio alla fine.
Alcuni momenti mi hanno colpito particolarmente: quello dell’ingresso, quando il buio ci ha avvolti, dandomi l’impressione di muovermi in una dimensione diversa ed in una sostanza quasi palpabile, la sensazione di inermità, laddove, senza l’aiuto dei non-vedenti non avrei potuto fare un passo, quando, una volta entrati in sala siamo stati accompagnati al nostro tavolo.
Ed ecco ribaltata completamente una situazione che solitamente ci vede spavaldi e sicuri, in una in cui, se non ti fidi/affidi ad un altro che in quella circostanza è più abile di te, non vai avanti: un bel colpo alla nostra sicumera! Con il senso della vista momentaneamente sospeso, gli altri sensi sono venuti immediatamente alla ribalta: le risate della gente, la voce più alta per “farsi vedere”, i profumi del cibo, il sapore, il contatto con le persone vicine: tutto ciò acquistava un senso e un significato nuovo.
Anche la ricerca di strategie volte ad organizzare le nostre azioni a tavola, in una maniera tale da fare meno ”danno possibile”, l’ho trovata stimolante ed utile.
In conclusione, concordo con le entusiastiche testimonianze di molti dei partecipanti, i quali si sono espressi alla fine con parole grate e di intensa partecipazione verso la possibilità di vivere un’esperienza che più di mille parole apre uno spiraglio nel mondo per noi misterioso della cecità.
Credo sia un’ esperienza che permetta di percepire anche se in misura infinitesimale cosa si possa provare quando si è non vedenti, e aiuti i “vedenti” a stare più attenti nei comportamenti che a volte possono creare problemi a chi invece non vede ( parcheggio sui marciapiedi).