Inauguriamo oggi la rubrica “Pillole di Pubblica“, nella quale la nostra volontaria Rossella Betti ci racconta fatti, avvenimenti e curiosità sulla nostra associazione.
Buona lettura!
C’era una volta……in Pubblica!
Forse non tutti sanno che tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 esisteva, insieme alla Pubblica Assistenza fondata qualche anno prima, la Società “La Famiglia”, il cui motto era “tutti per uno, uno per tutti” come i tre moschettieri di Dumas. La Società aveva la struttura a “numero chiuso” tipica delle associazioni private che nascevano all’epoca ed era formata da 40 soci ordinari, ma all’interno dei locali dell’associazione potevano frequentare anche i simpatizzanti non soci, che venivano però sempre attentamente controllati. Essendo stata costituita da soci della Pubblica Assistenza ovviamente l’attività assistenziale rimaneva primaria, ma nella sede venne anche costruito il pallinaio per il gioco delle bocce, e altre attività ludiche. Non mancava ovviamente la cucina nella quale non potevano entrare le donne, ammesse alla frequenza della Società ma la cucina era allora dominio assoluto degli uomini. Si facevano cene e feste sociali, i ragazzi o “moccoloni” come più spesso venivano apostrofati, erano vigilati da tutti e se facevano qualcosa di sbagliato ogni socio poteva riprenderli, la cosiddetta “educazione collettiva” di cui ormai si è persa memoria, peccato! I soci facevano i turni per tutto, il bancone, la cucina, le pulizie ecc.. La Società La Famiglia è sopravvissuta con gli stessi principi assistenziali e di vicinanza ai più deboli per cui era stata fondata per molti anni, superando le guerre, il fascismo e tante problematiche. Oggi non esiste più, restano solo due lapidi riscoperte in occasione della festa della Pubblica Assistenza del 2013 in occasione dei 120 anni della sua fondazione (ma se vorrete di questa festa parleremo un’altra volta). Se però vi è venuta la curiosità di saperne di più su questo argomento, provate a cercare il libro “Società La Famiglia” fatto stampare dall’allora Presidente della Pubblica Vareno Cucini per l’occasione. Io ce l’ho, e forse chissà in qualche vecchio scatolone o scaffale delle Pubblica Assistenza di viale Mazzini ci sono ancora delle copie disponibili.
Rossella Betti